FERELLE DORMIENTI: ECCO COME E PERCHÉ QUALCUNO PUÒ RISVEGLIARLE!

Quanto mancano le Ferelle alla nostra città? Qualcuno potrà dire “per niente”, qualcuno farebbe fatica a dire “troppo”, qualcun’altro “non me ne importa niente” e qualcuno infine avrebbe voglia di rispondere con un’altra domanda: “cosa possiamo fare per farle tornare?”. Vi sgombriamo subito la mente da ogni dubbio e vi diciamo che quanto state per leggere non è né il solito sproloquio ne tanto meno un tentativo di piagnisteo sterile contro questa o quest’altra figura. Vorremo però capire il perché nessuno a Terni abbia pensato (tolto di mezzo il problema Bevilavqua) a come poter far rinascere le Ferelle. Una notizia (se così si può chiamare) ve la diamo subito. Nome, palmares e trofei possono essere rilevati facendo domanda alla vecchia società di BevilaCqua non entrando nelle vicende dei conti. Quindi il marchio, la storia e i trofei potrebbero essere salvati da chiunque o quasi. Si chiama semplicemente “rilevare il ramo d’azienda” di una Società di Capitale come è a tuttora la Ternana Calcio Femminile. Già questo basterebbe a indurre, chi ha una coscienza sportiva di buon profilo, a non mandare disperso un patrimonio dello sport cittadino unico a Terni, ovvero due scudetti e una supercoppa italiana. Andando oltre si potrebbe anche dire che nessuna squadra in questo momento ha preso o rapito i cuori dei ternani come fecero le Ferelle. Facciamo fatica a capire il perché, ma di fatto una realtà così importante sembra contrastare con l’abusata frase “Terni Città dello Sport”. La Ternana va ma non esalta e parliamoci chiaro siamo anche un po’ avviliti dall’ennesimo possibile flop. Altri sport fanno fatica a crescere anche perché i soldi sono mancati per le Ferelle e mancano ancora di più a qualsiasi altra realtà cittadina. Su questo argomento potrebbe aprirsi un lungo dibattito su come la Città dello Sport non riesca endemicamente e nella sua storia a sostenere tramite l’imprenditoria locale una squadra, di qualsiasi sport, a livelli nazionali. Hanno chiuso le Ferelle come tante altre squadre di numerosi sport nel corso di vari decenni. Insomma andando con ordine ciò che si ha come punto di partenza, semmai si volesse far tornare in vita le nostre amate Ferelle, sarebbe sicuramente riprendere nome, marchio e trofei. Ovvero quel “ramo d’azienda” citato sopra. Primo mattone, non semplice, ma possibile. Il secondo mattone sicuramente sarebbe il titolo di una categoria in A o in A2 insomma una Serie di livello nazionale che permetterebbe a Terni di riavere i fasti e la visibilità avuta nei sette anni di Femminile con le Ferelle. Da Rai Sport ai maggiori quotidiani nazionali ecc ecc. Rilevare un titolo, per ciò. Da chi? Da dove? Quando?. Tutte domande a cui si potrebbe facilmente rispondere. Ma prima di ciò c’è da capire chi lo farebbe tutto questo? Un Presidente? Chi e con quali soldi? Si potrebbe riproporre una sponsorizzazione, come fu nel periodo estivo, di Unicusano; ma riteniamo che Patron Bandecchi abbia ben altro a cui pensare e soprattutto dovrebbe spendere le proprie risorse sui grandi giocatori che finalmente potrebbero riportarci in B. Oltre tutto il binomio Ferelle-Unicusano, al di là dell’ultimo scudetto con l’allora Presidente Basile (mise in vendita la Società proprio perché fu “tradito” dall’allora Presidente Ranucci che non mantenne le varie promesse all’inizio del proprio insediamento) non è mai decollato forse perché Unicusano vede più le Ferelle come un competitor di prestigio in città che una valorizzazione del proprio nome e dello sport cittadino. Insomma il primo vero ostacolo è trovare un Presidente con una certa influenza negli ambienti imprenditoriali ternani e con una buona liquidità. L’altro mattone mancante e fondamentale è quello del titolo di A. Non è una ricerca facile questo è certo, ma diciamo che se in A2 qualche titolo “romano” (sono 13 le realtà laziali di categoria) vagante c’è in A l’unico titolo che si potrebbe scorgere all’orizzonte è quello dell’attuale Città di Capena. La famiglia Menichelli al comando sarebbe favorevole a un passaggio nella nostra città della loro realtà qualora il progetto del Centro Sportivo a Capena (interland romano a nord della Capitale) non andasse a buon fine. Certo è che ci sarebbero da convincere i veri finanziatori del club che seppur in grado di sostenere economicamente una realtà vincente in A2 con tra l’altro tanti e tante ex Ferelle comunque avrebbe bisogno di nuovi soci per fare una Serie A di livello. Insomma facendo i conti della serva per far rinascere a Terni le Ferelle ci sarebbero le opportunità, ma ballano quei 150 mila euro tra soci e sponsor per far tornare il Di Vittorio stracolmo e pulsante come abituato a fare con le Ferelle.